Il Soul Collage
Abbiamo sentito ripetere la frase “un’immagine vale più di mille parole” così tante volte che ormai è diventata un cliché. Ciò nonostante, la scienza dimostra che immagini e foto sono più facili da ricordare rispetto alle parole e, per citare lo storico dell’arte James Elkins, “alcune immagini… apportano cambiamenti permanenti in ciò che sono”. Pertanto, come già scrissi anni fa nel mio libro sugli autoritratti, può aver senso integrare le immagini in un lavoro terapeutico.
Molti terapeuti ritengono che la psiche sia composta più da immagini che da parole o idee. Jung, noto per il suo utilizzo di immagini e simboli, ha ripetutamente affermato che “le immagini definiscono l’essenza della Psiche”. Egli credeva che un’immagine o un simbolo potessero consentirci di esplorare contenuti che non eravamo riusciti ad affrontare. E quando Jung parla di simboli, si riferisce a “la migliore formulazione possibile di un contenuto psichico relativamente sconosciuto che non può essere compreso dalla coscienza”.
Anche il lavoro di molti psicologi contemporanei e specialisti del trauma mette in evidenza i limiti del linguaggio. La ricerca dimostra che il trauma si imprime nelle aree del cervello che sono responsabili dei riflessi, dei ricordi e delle risposte automatiche di sopravvivenza. Queste aree sono solo marginalmente influenzate dal pensiero, dalle parole o dal linguaggio. Ed è qui che entra in gioco Seena Frost, psicologa junghiana che ha sviluppato il SoulCollage (letteralmente il collage dell’anima), basandosi su concetti provenienti da diversi modelli terapeutici, tra cui l’immaginazione attiva di Jung, la Parts Therapy di Virginia Satir, la PhotoTherapy di Judy Weiser e la Gestalt Therapy di Fritz Perls.
Ma il SoulCollage può essere considerato una tecnica terapeutica? Il SoulCollage somiglia al lavoro di Virginia Satir in quanto entrambi i metodi aiutano i clienti a identificare le parti della propria personalità, utilizzando carte-stimolo realizzate con collages per rappresentare queste parti e dar loro voce. Una volta identificate, i clienti possono trasformare le parti che considerano negative o integrare quelle che hanno rifiutato, sviluppando una maggiore comprensione delle dinamiche tra queste parti. Questo processo consente di “rivedere” il mondo interno e utilizzare le risorse personali in modo più efficace.
Seena Frost descrive il collage con grande eleganza: “è una metafora per ogni scoperta, raccolta e rielaborazione di frammenti di energia già formati e presenti nell’universo”. A differenza di altre forme di espressione creativa, il collage, basandosi su immagini già esistenti, è una delle modalità meno intimidatorie. Tra i suoi vantaggi ci sono la semplicità, l’accessibilità economica e la rapidità. Le immagini sono facilmente reperibili e quasi tutti sono in grado di selezionare un’immagine, ritagliarla, incollarla e usarla per dar voce all’inconscio.
Esplorare l’inconscio (spesso descritto come il “sé inferiore”) non è per i deboli di cuore. A volte si manifesta in modi così sgradevoli da non avere il coraggio di riconoscere che tali impulsi esistono dentro di noi. Altre volte, il sé inferiore agisce in modo più subdolo, nascondendosi in atteggiamenti di resistenza, procrastinazione, arroganza o auto-compiacimento. In questo senso, secondo me, tutte le tecniche basate sull’immagine, se utilizzate da un terapeuta certificato, possono essere considerate strumenti utili per la guarigione.
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