Le fatiche dell’adolescenza
Sono d’accordo con chi sostiene che fare l’adolescente sia una gran fatica e che oggi lo sia molto di più che nel passato. Molti non se ne rendono conto ma il principale problema dell’adolescenza risiede nella ricerca di un’identità. In questa fase evolutiva infatti, tutti i ragazzi sono alla ricerca di un’identità che spesso si compone di multiple sfaccettature. L’adolescente potrà fare di volta in volta il figlio, il compagno, l’allievo, e sì, anche il paziente, talvolta.
Fare l’adolescente è fatica proprio perchè bisogna impersonare tutti questi ruoli nel mentre che si ha a che fare con un corpo in trasformazione, col gestire processi di individuazione e separazione che prevedono il preparare a lasciare la casa in cui si è cresciuti per diventare giovani adulti (un viaggio che a seconda dei casi può essere tranquillo o tempestoso) e, come se già questo non bastasse, pure sperimentare sè stesso nella socialità e nelle relazioni affettive. E non dimentichiamo che tutte queste situazioni scatenano emozioni che sono spesso impetuose e di difficile gestione.
Ecco perché quando i genitori mi chiedono cosa possono fare per aiutare i ragazzi ad affrontare questa fase della loro vita cerco solitamente di spiegare che la cosa più importante consiste nell’insegnare loro come gestire le emozioni. Poi, certo, bisogna insegnargli a separarsi, a riconoscere e fare i conti con le trasformazioni del proprio corpo, a creare occasioni di socializzazione nella realtà, piuttosto che sui social.
Quando si vedono i cosiddetti adolescenti patologici, come quelli che afferiscono al servizio di salute mentale per cui lavoro, ci si trova di fronte a ragazzi che non sono riusciti ad affrontare con successo questi compiti. In altre parole, ragazzi il cui processo evolutivo si è arrestato perchè non si sono staccati in maniera efficace dalla famiglia, oppure non sono riusciti ad accettare le trasformazioni del corpo o ancora non sono riusciti a creare nuove relazioni soddisfacenti.
E magari, per gestire tutto questo hanno cercato di fare ricorso a sostanze d’abuso o all’alcool, due metodi che pur sembrando all’inizio promettenti di risultati finiscono col generare problematiche accessorie che aggravano le difficoltà di partenza. Il messaggio da portarsi a casa, dunque, è che è necessario che i genitori spendano più tempo con i propri figli quando vedono che questi stanno sperimentando alcune di queste difficoltà evolutive, in quanto il maggior tempo trascorso con l’adolescente in questi casi lo aiuterà a spendere meno tempo in seguito con psicologi o psichiatri.
Un’altra cosa che bisognerebbe sapere è che in questo momento storico, anche nelle regioni più virtuose, i servizi di Neuropsichiatria infantile si trovano in situazione di grave difficoltà operativa per via della carenza di personale e di strutture, motivo per cui risulta difficile riuscire ad ottenere un aiuto specialistico se non nei casi più gravi. Un motivo in più per cercare di prevenire i danni piuttosto che tentare di curarli una volta che questi si sono sviluppati.