Il disturbo da deficit di avventura

Deficit di avventuraSai che cos’è il disturbo da deficit di avventura? Hai presente quando ti svegli al mattino con l’energia di una patata lessa, guardi fuori dalla finestra e ti chiedi se oggi sarà diverso da ieri — e la risposta è un deprimente “macché”? Ecco, forse non sei depresso. Forse sei solo bloccato in modalità sopravvivenza, come un criceto su una ruota che ha perso il senso dell’orientamento (e anche la motivazione).

Magari non ti manca la serotonina. Ti manca l’imprevisto, l’incanto, il brivido dell’ignoto. Hai un disturbo da deficit di avventura, ed è più comune di quanto pensi. Non è riconosciuto nei manuali diagnostici, ma lo si intuisce nei lunedì mattina, nelle chat di gruppo abbandonate, nei pranzi fotocopia e nei weekend passati a scrollare l’infinito invece di viverlo.

La verità è che l’anima umana si nutre di storie, e se tu vivi ogni giorno come una nota vocale ripetuta, è normale sentirti spento. Nessuno può sopravvivere troppo a lungo senza un pizzico di epicità quotidiana. E no, non serve scalare l’Everest o lanciarsi con il paracadute (anche se aiuterebbe). A volte basta cambiare strada per andare al lavoro, dire “sì” a una proposta folle o “no” a una routine che ti ha messo in stand-by.

Hai bisogno di qualcosa che ti faccia battere il cuore per l’entusiasmo, non solo per lo stress. Qualcosa che ti faccia dimenticare per un attimo lo smartphone, le mail, le scadenze e la tua sedia ergonomica che ormai conosce il tuo peso specifico meglio di chiunque altro.

Se il tuo problema è il disturbo da deficit di avventura, ti serve un’avventura. Non importa se grande o piccola, vera o inventata. Fai qualcosa che non hai mai fatto. Parla con uno sconosciuto. Prenota un viaggio senza meta. Scrivi un racconto. Iscriviti a un corso che non serve a niente. Ballare malissimo in cucina alle tre di notte? Vale. Anche quello è un atto rivoluzionario.

Perché il punto non è uscire dalla comfort zone per fare qualcosa di straordinario. Il punto è rimettere in moto l’energia vitale, quella che non si compra su Amazon e non si scarica da Netflix.

Quindi no, forse non sei depresso. Forse sei solo troppo normale, troppo prevedibile, troppo stanco di un copione che non hai scritto tu.

E allora cambia il finale.
Rischia. Ridi. Esplora. Inciampa. Ricomincia.
E ricordati che la vita, quella vera, non ha il tasto replay.

Diagnosi finale: deficit acuto di avventura. Terapia consigliata: un pizzico di follia e una manciata di coraggio. Inizio cura: oggi.

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