Tag Archivio per: Episodio delirante acuto

Un episodio delirante acuto indotto da sostanze; il caso di Alessio

episodio delirante acutoOggi voglio parlarti di un episodio delirante acuto indotto da sostanze descrivendoti un caso.

Arriva in Pronto Soccorso alle 4:17 del mattino, accompagnato da due amici con lo sguardo stanco. Lo chiamerò Alessio, 21 anni. È agitatissimo, parla in fretta, ogni tanto si interrompe per ascoltare qualcosa che noi non sentiamo. “Hanno intercettato il mio telefono… il mio vicino lavora per loro… sento che commentano quello che penso. Li sentite anche voi?” Le pupille dilatate, il cuore galoppa, le mani tremano. Dice di non dormire “da almeno due notti”.

Mentre lo visito, alterna frasi coese a scarti improvvisi, non riesce a darsi pace. Le idee si accavallano come automobili a un incrocio senza semaforo: pressione del linguaggio, fuga delle idee, pensiero persecutorio, mi annoto mentalmente. A tratti si porta la mano al collo, come se scacciasse un insetto: “Mi camminano sotto pelle.” È una allucinosi tattile, tipica di alcune intossicazioni. L’esame tossicologico, mezz’ora dopo, confermerà la presenza nelle urine di metaboliti della cocaina e di cannabinoidi.

Sono tre amici di Arezzo in vacanza e raccontano di essersi fatti una serata “per tirarsi su”: un paio di righe di coca, poi spinelli con erba “molto forte”, energy drink, musica alta. Alessio aveva passato la settimana a studiare per un esame, poco sonno, molta pressione. “A un certo punto ha cominciato a dire che lo seguivano”, dicono. Quando ha cercato di buttare il telefono nel fiume “perché spiato”, hanno capito che serviva aiuto.

In Pronto Soccorso, l’obiettivo immediato è contenere l’angoscia e mettere in sicurezza il paziente. Spieghiamo ad Alessio cosa faremo e perché: un ambiente calmo, monitoraggio dei parametri, idratazione, una benzodiazepina per l’agitazione e un antipsicotico per tranquillizzarlo. Alessio si lascia aiutare e si assopisce. Lo portiamo in reparto addormentato. Dopo le prime ore di sonno, il quadro si attenua: le voci si allontanano, la certezza della persecuzione lascia spazio al dubbio. “Forse ho esagerato”, mormora, con un pudore che spesso segue l’episodio acuto.

Clinicamente, questo somiglia a un episodio delirante acuto indotto da sostanze. La combinazione non è casuale: la cocaina spinge al massimo il sistema dopaminergico (paranoia, ipervigilanza, idee di riferimento), mentre i cannabinoidi ad alta potenza possono disorganizzare la valutazione della realtà, soprattutto in chi è vulnerabile (Alessio ci racconterà in seguito una storia familiare di psicosi, e ansia marcata, insonnia e stress presenti da settimane). Quando aggiungiamo la deprivazione di sonno, la miscela diventa esplosiva; il cervello perde filtri, tutto diventa significativo, troppo vicino, troppo minaccioso.

Il giorno dopo, con maggiore lucidità, ricostruiamo la sua traiettoria. Non è “la prima volta” con la cannabis; nell’ultimo anno, varietà molto ricche di THC quasi quotidiane. La cocaina, più “occasionale”, è legata alle uscite. Negli ultimi mesi, una rottura sentimentale, lo studio accumulato, i turni notturni in pizzeria. Un terreno fertile perché lo sballo diventi tempesta.

Non tutti quelli che usano queste sostanze si faranno una psicosi, beninteso, ma alcuni sì, e di solito non c’è un cartello di preavviso. Il rischio aumenta con dosi alte, prodotti potenti, uso combinato con alcool, insonnia e stress. E, soprattutto, una volta che il cervello ha “assaggiato” la psicosi, la soglia di ricaduta si abbassa e aumenta la probabilità di una ricaduta anche con minori quantità.

Lo scopo del ricovero in SPDC ha tre scopi principali:

  1. Astinenza da cocaina e cannabis, almeno nel medio periodo.

  2. Protezione del sonno e riduzione dello stress (orari regolari, pause reali).

  3. Predisporre il follow-up: qualche settimana di antipsicotico a dosi minime, monitoraggio, dimissione e poi l’invio al servizio per le dipendenze e al Centro di Salute Mentale per un percorso motivazionale e di terapia. Non ricette miracolose, ma strategie concrete per ridurre il rischio.

Alla dimissione, Alessio è stabile. Riconosce la connessione tra sostanze, insonnia e idee persecutorie. Non si sente “pazzo”; si sente ustionato. È un buon punto da cui ripartire.

Racconto questa storia perché fa chiarezza su un equivoco frequente: “La cannabis calma, la coca dà energia.” In realtà, in certe condizioni, entrambe possono disorganizzare la mente. Quando l’asticella della vulnerabilità è alta, l’effetto può non essere un “trip”, ma una frattura temporanea del contatto con la realtà. Il messaggio non è moralistico: è di igiene mentale. Con il cervello non si dovrebbe giocare a roulette russa.

Se ti riconosci anche solo in parte in questo caso — notti in bianco, paranoia dopo l’uso di sostanze/alcool, voci, gesti impulsivi — parlane. In Italia esistono i Servizi territoriali per le dipendenze e i Servizi di salute mentale: luoghi dove essere ascoltati senza giudizio. La cura, quasi sempre, comincia da una conversazione sincera.